dal Settembre 1982 sui sentieri della Toscana...

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L'ACCADEMIA DEL SEMOLINO - Dell'importanza di una ricca dialettica -

Come primo intervento l'Accademia del Semolino si occupa oggi di una abitudine nel conversare che è divenuta d'uso comune da qualche tempo a questa parte; un'abitudine metalinguistica la cui origine antropologica è fatta risalire all'avvento dei nuovi mezzi multimediali di comunicazione.
Si parla qui dell'inopinata povertà di linguaggio che si sta facendo strada tra i nostri giovani. Non solo si rivolgono a chiunque con il "tu" (e passi), non solo si scambiano messaggini incomprensibili a chiunque abbia meno di 15 anni (e passi), ma hanno perso qualunque garbo nell'esprimere i loro pensieri e le loro idee, limitandosi, il più delle volte ad andare direttamente "al sodo" (come si dice), senza giri di parole, allusioni o circonlocuzioni varie che possano predisporre l'interlocutore ad accogliere favorevolmente le loro richieste (perché sempre di richieste, si tratta).
Attenzione giovani; studiate l'italiano e imparate, per poi applicarla a vostro profitto, l'educazione. Salutate quindi cortesemente colui al quale vi rivolgete, togliendovi, se lo portate, il cappello e tenendo nel parlare un contegno rispettoso e lo sguardo basso. Che la vostra prosa sia ricca senza essere ampollosa; che non sia irruenta, che dimostri rispetto per l'italiano e riguardo per colui (o colei) che dovrà accogliere la vostra richiesta e che, sempre e comunque, sia ricca di dettagli e particolarità tali da far addirittura invogliare, il vostro interlocutore, a venirvi incontro. 
Non fate come il mio vecchio amico  e coetaneo, il compianto Mauti Alfiero, detto, per le poche parole che proferiva e per la sua proverbiale attitudine ad andare sempre e comunque, direttamente all'essenziale e  al cuore del problema: "Lo Spiccio".
Ricordo una volta che (avevamo entrambi poco meno di vent'anni) io e lo Spiccio andammo a ballare.
La sala era gremita di ragazze che, a capo basso ma assai vigili, stavano sedute ai bordi in attesa che qualche coraggioso si degnasse di andare (come si diceva) "ad impegnarle".
Lo Spiccio si mette al centro della sala, adocchia quella che gli sembra la più sveglia (Alfani Mara, nota mutanda-facile), le chiede di ballare e, non avranno fatto quattro passi di tango, gli spara: "Allora: me la dai o non me la dai?" "Sì - gli rispose subito Mara -Ma dove andiamo: a casa mia, a casa tua o dietro la siepe?". Lo Spiccio si staccò immediatamente: "Senti - le fece - se devi fare tutte queste storie è meglio che non se ne fa di niente". E uscì dalla sala.

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