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L'ACCADEMIA DEL SEMOLINO - La Sagra dei Buoni Valori

Inutile discutere: i tartufi sono buoni. D’accordo ci sarà sempre quello che volendo far l’originale a tutti i costi (anzi, a costo zero in questo caso) dirà, la puzza sotto il naso:
“Ma che schifooo! Ma non è possibile! Per un tartufello che saranno pelo pelo 20 grammi mi hanno chiesto (omissis) euri! E’ un indecenza!” E poi proseguirà, in una moderna rivisitazione dell’esopica favola sulla volpe e l’uva: “E poi, non so cosa ci trovano in questi tuberi. Li puoi mangiare solo in pochissimi modi e non vanno d’accordo con un sacco di altre cose. Date retta a me: il tartufo è sopravalutato. E non è nemmeno tanto buono come si va dicendo in giro” e, tutto fiero di sé per la sua sparata, se ne tornerà a casa dove a cena troverà la solita minestra riscaldata.
Non dategli retta: i tartufi sono buoni; che dico buoni: sono ottimi, meravigliosi, eccezionali: un cibo da re. Costano è vero, ma le cose buone hanno un prezzo e soprattutto hanno un valore. E poi se il pregiato tubero non lo assaggi ora che è la stagione me lo sai dire quando lo mangi?
Semmai c’è da dire che, passeggiando per le stradine affollate di novelli buongustai e dando un’occhiata attenta alle bancarelle e agli stand che occupano tutti gli spazi della cittadina medioevale una cosa salta agli occhi: accidenti; se si prescinde dalla innegabile squisitezza di tante leccornìe, bisogna dire che in mostra non c’è niente che faccia bene (alla salute, intendo).
Montagne di dolciumi di ogni forma e dimensione ma tutti a base di miele, mandorle, cioccolata, burro, fichi secchi, noci, panna, strutto, burro e uova a volontà (sai il colesterolo); insaccati di ogni provenienza e di ogni tipo ma tutti composti con cotenne, sangue, fegatelli, budellini, grifi, cartilagini, grassellini, ciccioli di maiale e tutti conditi con pepe, peperoncini, sale, aromi e spezie le più aromatiche (e piccanti) che ci siano.
Ma noi, poveri cristi che dobbiamo fare i conti tutti i giorni con le diete, le mille attenzioni, i diecimila sacrifici, un occhio al calendario (gli anni che passano) e uno alle rituali analisi ematiche che, ad intervalli ripetuti ritmicamente, evidenziano l’assoluta cura che dobbiamo avere per i colesteroli (ce ne sono di diversi tipi..), per la glicemia, e le piastrine, e i globuli bianchi, e quelli rossi, e la VES, e tutto un universo di segnalazioni allarmanti che fanno dichiarare a tutti i medici con i quali, malvolenti, veniamo in contatto: “Niente grassi! Niente sale! Occhio allo zucchero! Lontano dalle uova… dal fritto… dal sugo… dagli insaccati.. dai cibi piccanti… (ecc. ecc.).
Allora come fare? Suggerirei (lungi da me l’idea di abolire la sacra Sagra Tartufesca) di indire, a breve distanza da questa, una piccola sagra (una sagrina) per quelli che non possono abbuffarsi delle prelibatezze colà mostrate.. che so.. una cosa come.. insomma io la chiamerei: la Sagra dei Buoni Valori (ematici, intendo). In questa manifestazione sarebbero in mostra e in vendita solo cose che contribuiscono a mantenere i valori della analisi nella norma. Banchi con erbe officinali adatte per ogni patologìa, vendita di patate bollite e di puré, cene a base di minestrine vegetali e pollo lesso e tanta frutta e verdura (biologica) di ogni tipo. Da bere? Latte scremato, bevande analcoliche o (per i fondamentalisti)  acqua di fonte. Dessert: mele cotte (per chi le vuole: prugne; sempre cotte ovviamente).
Si dirà: una Sagra come questa non interesserebbe nessuno. Alto là: dipende dalla pubblicità. Con una buona pubblicità anche la Sagra dei Buoni Valori potrebbe diventare mèta di importanti flussi turistici e sarebbe occasione di guadagno per gli espositori ed i commercianti dell’antica città di San Miniato e occasione di salute per gli organi (fegati, pancreas, milze, cuori ed intestini) dei degustatori. (Per chi voglia saperne di più, consiglio la lettura di questo POST pubblicato a Settembre sul blog).  
Così la penso e così la scrivo.
RM

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