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L'ACCADEMIA DEL SEMOLINO - La Sagra del Tartufo (Unplugged and Remix)

Piove anche oggi (come aveva fatto ieri per tutto il giorno) e anche se non fa freddo sai che gusto ad andar per assaggi con l’ombrello in mano in mezzo a tutti gli altri ombrelli (micidiali con i loro proditori sgocciolii fra collo e colletto) e con i piedi umidi e freddi marmati? Venire, la gente ci è venuta, alla Sagra, ma non è andata come doveva andare. Che vuoi, col solicello (anche se non riscalda, anche se è autunno) sarebbe stata tutta un’altra cosa ma così è andata e così va presa: la Sagra del Tartufo è stata un mezzo flop.
Attenzione: gli organizzatori non c’entrano un bel niente, e niente c’entrano gli espositori, o i bottegai o tutti quelli che si sono dati da fare alla meglio per mettere in piedi una manifestazione ricca di eventi e di occasioni; anzi, quest’anno la festa mi è sembrata (o almeno penso che sarebbe stata) più articolata, più varia, più completa, solo… la pioggia. La pioggia, quella, non era stata considerata così persistente, invadente, scostante, deterrente, infinita.
Così, la maggior parte di coloro che erano ascesi, eccitatissimi, all’antico colle al Tedesco, ansiosi di metter alla prova almeno per una volta il loro tasso di colesterolo (sai, con tartufi, cioccolate, finocchione, soppressate, salami di tutti i tipi e poi pecorini di fossa o di vento, lardi di Colonnata, mallegati alla maniera antica, torroni sardi e salsicciòli grassi o stagionati il gusto va a nozze ma con i valori ematici come la mettiamo?) si sono ritrovati alla fine a tornar veloci e fradici alle macchine stringendo stretto (nella mano non occupata dall’ombrello) il sacchettino con i piccoli ricordi della Sagra dimezzata: i soliti cantucci di Federico, due etti di finocchiona e, piccolissimo, rinvoltolato in un fazzolettino di carta bianca che pesa più di lui, il tartufino di rappresentanza, storto, gobbetto e tutto striminzito che pare chiedere solo di poter essere lasciato in pace, in mezzo a tutto quel trambusto, oppure che lo si gratti subito sui tagliolini d’ordinanza, e non ci si pensi più.

Che dire? C’è ancora una possibilità: l’Ultima Possibilità. Insomma; domenica prossima non pioverà, non può piovere; lo dice il calcolo delle probabilità, lo dicono le previsioni meteo, lo reclama la giustizia e lo invocano torme di commercianti, espositori, venditori e amministratori comunali che vedono in questo ultimo giorno di Sagra l’occasione del loro riscatto. E poi lo dice anche una profetica canzone che recita, speranzosa: “Le gocce cadono ma che fa – se ci bagnamo un po’ – domani il sole ci riscalderà” e prosegue, fiduciosa: “Non t’arrabbiar, perché la vita – non è finita per chi crede nel doman” ecc. ecc. Ecco: noi crediamo nel domani (anzi, in domenica prossima) e per questo diciamo: “Domenica tutti a San Miniato! Ai tartufi! Ai tartufi!”.

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