LA VIA FRANCIGENA E LA TOSCANA -5-
Parte Quinta – LEGAMI CON GERUSALEMME E SANTO SEPOLCRO
Come abbiamo visto la maggior parte dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena erano diretti a Roma anche se per molti la città eterna era solo una tappa verso la loro principale destinazione: il Santo Sepolcro e la Palestina.
Ecco quindi che si spiegano i continui rimandi sia alla Natività ed ai Re Magi (identificati come i primi pellegrini della cristianità), sia al Santo Sepolcro e a Gerusalemme. Ed ecco perché che le chiese sorte sulla grande direttrice stradale, portano spessissimo le insegne degli ordini gerosolimitani, come ad esempio quelle dell’ordine cavalleresco dei Templari, i Custodi del Tempio (cioè del Santo Sepolcro).
Fin dai primi del VIII secolo (precisamente nell’anno 716) abbiamo notizie di chiese dedicate al culto gerosolimitano sulla Via Francigena (non ancora chiamata in tal modo): a Lucca si cita una Sancta Hierusalem insieme ad una chiesa dedicata a Sant’Andrea che si ritiene si trovasse dalle parti di Pieve a Nievole. Al 774 risalgono notizie di una pieve dedicata a Gerusalemme a Cercina.
Ma il grande culto e la venerazione del Santo Sepolcro si situa attorno all’anno Mille e cioè nel periodo compreso tra il pontificato di Silvestro II e la distruzione della chiesa della Resurrezione a Gerusalemme ad opera del califfo egiziano al-Hakem. In quel periodo si sviluppa la liturgia della Visitatio Sepulchri che giustificò l’edificazione di monumenti “in memoria” della chiesa distrutta. La crociata segnò un momento importante nella vicenda secolare della Via Francigena.
Il Papa, i crociati e la Contessa Matilde di Canossa percorsero tutta la Francigena da Lucca a Roma e a partire da allora il culto dei luoghi sacri ebbe un notevolissimo sviluppo: la chiesa del santo Sepolcro a Milano fu fondata dai crociati di ritorno dalla spedizione del 1100 mentre chiese o ospedali dedicati al Santo Sepolcro erano sorti e sarebbero sorti di lì a poco a Parma, Piacenza, Firenze e Pisa. Occorre anche considerare che dal IV secolo anche Roma era considerata una piccola Gerusalemme (anzi una Nova Jerusalem) per cui il pellegrino diretto verso la Città Eterna (“ad limina Petri”), anche terminando in quella città il suo viaggio, proseguiva in un certo modo il suo pellegrinaggio verso i luoghi santi.
Del resto Matilde manteneva regolari rapporti con il patriarca latino di Gerusalemme che teneva la città santa dopo la sua conquista da parte dei crociati e Bonifacio di Canossa aveva peregrinato fino a Gerusalemme, e a Mantova, l’importante città del dominio canossiano, erano già sorte almeno tre chiese a pianta circolare che ripetevano lo schema del Santo Sepolcro. Il pellegrino che da Monte Bardone avesse percorso la Via Francigena fino ad Acquapendente avrebbe trovato moltissimi santuari adatti a richiamare la sua devozione alla Terrasanta. Anche volendo escludere il prestigioso Santo Sepolcro di Acquapendente è a Lucca (nei cui dintorni si ha la prima memoria di un Santo Sepolcro) che fin dalla fine dell’Anno Mille si venerava il celebre Volto Santo. E se si considera che la sacra immagine proveniva da Luni, centro del culto del Sangue di Cristo, ecco che il tratto Luni-Lucca della Francigena si trova investito di una tradizione che da allora si sparse per l’Europa intera e i cui centri furono Liegi, Bruges e Orvieto.
Insieme ai pellegrini i grandi utenti della Francigena furono i cavalieri. Fin dal 1096 la strada vide i crociati percorrerla diretti ai territori d’oltremare guidati addirittura dal Papa Urbano II. Nacque quindi il folclore e, ispirato dal fatto che la Francigena si trovasse sull’itinerario che collegava tra loro i due centri mondiali della cristianità (Santiago di Compostela e Roma) ecco il poeta Oggeri il Danese che scrive una “chanson de geste” dove si parla del tratto toscano della via. Voluti da Matilde, protettrice dei pellegrini e in contatto con l’Abbazia di Cluny, sorsero chiese ed ospedali il più famoso dei quali fu quello di Altopascio che nel 1239 ospitò un vero e proprio ordine di ospedalieri. L’Ospedale di Altopascio accoglieva i pellegrini che percorrevano un tratto della Francigena minacciato dalla palude e la gente della Valdinievole racconta ancora la storia della “Smarrita”, la campana che guidava i passi incerti dei viandanti nella nebbia.
Culto cristiano, tradizione medioevale, tradizione letteraria, arte e folclore, sono gli ingredienti culturali di questa grande strada medioevale, un vera strada maestra dell’antica civiltà toscana.
RM
Nella foto: L’architrave della canonica di Santa Maria a Talciona, sulla Francigena, con la Natività ed i Magi (i primi pellegrini della cristianità).
0 commenti:
Posta un commento