Quanto è stata attesa, desiderata, preconizzata, anticipata… quanto ci siamo preparati all’avvenimento più atteso dell’anno, alla serata in cui tutto ci sarà permesso, alla notte, anzi alla Nottata per definizione, quella per la quale da tempo abbiamo scelto il vestito più giusto, abbiamo formato la compagnia più divertente, abbiamo prenotato il ristorante con il menu migliore e abbiamo scelto con cura la manifestazione alla quale Assolutamente non si può mancare: lo Spettacolone della Notte di Fine Anno!
La parola stessa evoca un’aura di trasgressione: finisce un anno; uno nuovo è in arrivo, la vita non finisce ma ricomincia quindi, sotto, diamoci da fare! Bisogna divertirsi ad ogni costo.. voglia di fare pazzie, sparare bòtti, stappare bottiglie, tirare roba in aria, cantare in coro, ballare per strada, baciare persone sconosciute, essere disposti (prudentemente) all’avventura!
Abbiamo dovuto attendere le 9 e mezzo per poter entrare al Ristorante (dovevano prima uscire i commensali che avevano prenotato per il primo turno), poi, finalmente seduti e al caldo, ecco le portate del mitico menù di San Silvestro! Crostini di terra e di mare, tartine al caviale, insaccati noti e mai visti, tartine coloratissime e misteriose, vini bianchi e rossi, insoliti involtini etnici… ed è solo l’antipasto! A breve distanza arriva poi il risotto alla zucca, le pappardelle al carciofo, le crepes con il ripieno di salmone e gamberi…
E da qui in poi è tutto in sovrappiù perché nessuno, nonostante ci si ostini a voler assaggiare tutto, ce la farebbe più, stesse solo a lui, a mandar giù un altro boccone, ma.. è Fine Anno, siamo in compagnia di amici, la notte è giovane, il cenone costa come 4 cene normali e allora.. allegria e sotto con la forchetta!
Uno dopo l’altro la sorridente, ma impaziente cameriera (deve uscire a divertirsi anche lei, dopo) posa delicatamente i piatti sotto il nostro naso: arrosto misto (e accanto piattino con patate arrosto), lepre in salmì (e accanto, piatto con insalate verdi e rosse),e poi, sformato di spinaci, timballo di melanzane… basta! Pietà!
Ma la Fine Anno ha le sue regole e quindi, sotto con le battutacce trite e ritrite in attesa dello scoccar della mezzanotte (in qualche modo bisogna pur passare il tempo).
Sono solo le 11 e mezzo; la torta con le mandorle, giunta troppo velocemente in tavola (insieme ai liquori), è già andata a raggiungere, nello stomaco, i suoi affini precedentemente a stento ingurgitati.. A quest’ora come sarebbe bello potersi sdraiare sul divano di casa, al caldo, abbassare le luci, togliersi le scarpe e magari prendere un Diger Selz… : Ehi! Non si può; capito?
Bisogna compiere la cerimonia dello stappamento della bottiglia (con tutti che si mettono le mani alle orecchie per far vedere che hanno paura del bòtto), e poi baciare tutti quelli che ci circondano (anche quelli dei quali faremmo volentieri a meno), e poi, salutare tutti gli altri commensali e uscire al freddo per vedere lo spettacolone in Piazza, approntato dal nostro incommensurabile Sindaco.
Usciti fuori sembra di entrare in un girone dantesco (Malebolge?). Le strade sono piene stracolme di pazzi scatenati che tirano bombettoni, ragazze e ragazzi che, abbracciati arrancano a zig zag completamente ubriachi, bòtti da ogni parte, sibili di spirali luminescenti e poi giovani e meno giovani di tutti i sessi (una volta si diceva “ambo” ma ormai non si sa più quanti sono..) che, già fatti e strafatti (e non sono ancora le una!) siedono sui gradini delle case mentre altri cercano di riposare lasciandosi andare sdraiati sulle pietre della strada, tutte ingombre di cartucce esplose, carte e cartacce, bicchieri di plastica, bottiglie semivuote di spumante… Un giovane, ormai allo stremo della resistenza, piscia contro un muro, poco lontano dal viavai continuo della fiumana interminabile di gente..
Qualcuno ci affronta, la voce impastata: “Augui… Buonanno…” e fa un saluto che sembra uno sberleffo, altre coppie, in disparte si baciano interminabilmente (almeno loro), due energumeni cercano di attaccar briga con quelli che passano..
Riesco a farmi largo.. mi avvicino alla Piazza per dare un’occhiata al Concerto di Fine Anno ma un muro umano di schiene, zaini, gente a cavalluccio di altra gente me lo impedisce: è un muro invalicabile.. Si odono voci, canti e suoni al massimo della sopportazione acustica, si vedono lampi di luce e si intuisce più che vedere una marea di giovani che urla e salta a piedi uniti e le mani protese in alto… Formano come una marea umana dove le mani sono le onde.. Di qui non si passa. Fa anche freddo, e il troppo cibo si sente nello stomaco, la testa un po’ gira, mi scappa la pipì (anche ai miei amici)… Non si sta proprio bene..
In qualche modo, salutati i compagni di quella notte, a casa ci si arriva, e solo allora, chiusa la porta dietro le spalle, ci si può riposare.
Ma non sarebbe stato meglio (meno faticoso, più economico, più salutare, più intelligente e, con la compagnia giusta, enormemente più divertente) restarsene a casa? Una bella cena all’ora solita, poi un po’ di chiacchiere in libertà in salotto, e poi alla TV dove un bel film, acquistato per l’occasione, è pronto per essere visto in santa pace. A mezzanotte poi, si stappa lo spumante e si assapora una fetta di pandoro. Ci si abbraccia, ci si bacia… e si spenge la televisione ché tanto c’è di meglio da fare.
Sarebbe out un’idea come questa? Lasciar perdere il tristissimo rito dell’obbligatorio “far casino”, rifiutare l’abbuffata d’obbligo, rifuggire dalla confusione fine a sé stessa? Non sorgerebbe l’indomani l’Anno Nuovo? Non avremmo gli stessi problemi che ci attendono al varco nonostante i nostri patetici tentativi di esorcizzarli imbarcandoci in imprese demenziali che ci abbrutiscono?
Meditate, gente; meditate.
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