Si dice che al giorno d’oggi non ci sono più anime buone che si impegnano per il bene del prossimo: sbagliato.
A parte tutti quelli (e fortunatamente non sono pochi) che si danno da fare nelle varie associazioni di volontariato c’è un esercito di persone (giovani, perlopiù) che, nell’indifferenza della stragrande maggioranza della gente, dedica tempo e denaro (dato che sono la stessa cosa) per consentirci di avere più soldi da spendere e, in definitiva, pensano, per renderci la vita più felice.
Io da un po’ di tempo a questa parte ho trovato (e senza averle cercate) un sacco di persone che sembrano talmente preoccupate per le mie finanze che si ingegnano (senza che abbia chiesto niente al riguardo) per permettermi di risparmiare un sacco di soldi.
Mi contattano, prevalentemente, via telefono e si tratta di persone così educate che, fra tutte le ore in cui potrebbero telefonare, scelgono quelle in cui sono piuttosto certe che io non mi trovi fuori casa, o in bagno o comunque in un luogo, atteggiamento o posizione tali che la loro premurosa chiamata, potrebbe disturbare. Considerano il mio ozio, sacro, ed è per questo che non mi telefonano mai quando sono in casa e non ho niente da fare. Telefonano all’ora di pranzo, mentre sono seduto a tavola. Quasi ogni giorno; anche ieri.
Deglutendo forzatamente la forchettata di pastasciutta mi alzo da tavola, prendo la cornetta e chiedo: “Chi parla?”
Dall’altra parte del telefono la voce dello sconosciuto filantropo mi rassicura:
“Buongiorno signore. Spero di non disturbarla (l’ho detto che sono gentilissimi). Sono Paolo, della ********. Parlo con il Signor ********?”
Voglio vederci chiaro, è meglio non scoprirsi, non si sa mai.
“Forse. Chissà. Lei che numero ha fatto?” interrogo. Quello (facendo finta di niente) non risponde e parte a razzo nella sua missione dedicata a proteggere le mie finanze.
“Signore, forse lei non sa che se passa a ****** può ottenere uno sconto del 20 per cento sulle chiamate verso fisso e del 50 per cento su quelle verso mobile. Inoltre se chiama nei giorni festivi potrà godere dello sconto del 70 per cento su tutti i numeri della sua rete, così come nelle ore dalle 22 alle 6 del mattino dei giorni feriali.”
Io: silenzio. Quello riprende:
“Lei, signore, avrà diritto a 10 telefonate internazionali alla stessa tariffa delle nazionali e per ogni chiamata ricevuta sarà ricaricato di 5 centesimi. Questo vale anche per gli SMS in entrata; per quelli in uscita poi, lei potrà farne 300 alla settimana per i primi sei mesi al costo di 1 centesimo a messaggio e, dopo i sei mesi a solo 5 centesimi a messaggio”.
Io: silenzio. Non ci ho capito un tubo; verso la fine della sua telefonata non ho nemmeno ascoltato. In cucina sento mia moglie che avverte “La pasta si raffredda!”, in bocca ho ancora il gusto dell’ultimo boccone mezzo abortito. Della chiamata di Paolo mi restano impresse nella mente solo poche parole inquietanti: c’è, pare qualcuno che vuole “ricaricarmi”: ma come si pemette? E perché devo fare 300 messaggi alla settimana? E a chi, poi?.
Entro in scena, immemore e ingrato degli sforzi del samaritano sconosciuto, e lo apostrofo:
“Senta, Paolo, mi faccia capire. In poche parole mi dica: se aderisco alla sua offerta pagherò le telefonate più o meno di adesso?”
“Ma, signor ********, cosa dice? Di meno, molto di meno!”
Qui l’aspettavo. Parto a razzo:
“Ma a lei, scusi, chi l’ha detto che voglio risparmiare? Se proprio lo vuol sapere, caro Paolo, è da un po’ di tempo che mi accorgo con preoccupazione di spendere poco, specialmente per il telefono. Troppo poco. Infatti sto cercando il modo di spendere di più, anzi, di spendere tutto, tutto quello che guadagno e non ci riesco. Non voglio mettere niente da parte, voglio finire tutti i soldi che ho e, lei comprenderà perché aborro parole come: risparmio, offerta, sconto, saldo e tre per due. Speravo che, con la sua telefonata, lei volesse propormi il modo di spendere di più; ecco, cinque euro per ogni telefonata (anche quelle ricevute, ovviamente) mi potrebbero andar bene. Quanto agli sms mi sarei aspettato un’offerta del tipo, che so, un euro a parola. Mi scusi ma la sua società si preoccupa troppo di chi vuol risparmiare e niente di chi vuol scialacquare. Ma come fate a stare sul mercato?”.
Mentre riattaccavo ho sentito il “clak” del suo ricevitore: aveva riattaccato prima lui.
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