USCITA del 26 Dicembre 2010 (Domenica e Santo Stefano)
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Lungo i canneti sull'argine |
Panorama con San Miniato |
dal Settembre 1982 sui sentieri della Toscana...
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Finalmente stamani non pioveva, non faceva tanto freddo, non tirava vento e me la sentivo ed allora finalmente, dopo troppe assenze, eccomi bello pimpante all'appuntamento dell'ex-Liceo delle 8 in punto, pronto alla rituale scarpinata. A dire il vero il cielo non era proprio sereno ma le nuvole che c'erano non davano l'aria di essere cattive dopo tutta la pioggia dei giorni scorsi. Non avrebbe piovuto, lo sentivamo, e così siamo partiti con le auto verso la Borghigiana senza nemmeno prendere gli ombrelli. Eravamo in nove; ecco i nomi dei partecipanti: io, Giancanio, Brotini, Panicacci, Baroni, Cerbioni, Caciagli, Brucini e Gennaro.
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Ragazzi, chiedo scusa.
L'ho visto che (prima volta nelle ultime domeniche) questa volta non pioveva, ma che volete farci se non me la son sentita di alzarmi alle solite 7 del mattino per essere puntuale all'appuntamento. A dire il vero mi sono alzato e ho anche guardato dalla finestra dove le colline si andavano schiarendo a causa di un timidissimo solicicchio tutto impegnato a voler dare ad intendere che per tutto il giorno, no, non sarebbe piovuto.
Ma era piovuto il giorno prima, e quello prima, e quello prima ancora. Era piovuto quasi ogni giorno della settimana che andava a concludersi e quasi tutte le settimane erano state così. Ho pensato a come sarebbero state ghiacce le scarpe, e infangate le strade bianche, e motosi i boschi e i prati; ho pensato alla strana bruma autunnale nemica giurata delle buone fotografie, ho pensato ai panorami pressoché invisibili e ho preso una decisione; sofferta ma irrevocabile. Sono tornato a letto (dove ho recuperato un notevole sogno interrotto qualche minuto prima).
Perdono! Perdono!
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"Dicono che pioverà, d'accordo, ma per ora sembra che sia proprio una bella giornata. E chi me lo fa fà di stare a letto?" questo interrogativo se lo sono posto velocemente, prima di decidersi a presentarsi all'appuntamento delle 8, i cinque che hanno dato vita alla classica passeggiata domenicale della Compagnia del Buon Cammino.
Chi erano? Dunque, vediamo: io, Alberto Chimenti, il Professor Caciagli, il Brotini e il buon Giancanio.
L'itinerario l'abbiamo scelto breve (Alberto doveva essere di ritorno per le 10) ma la camminata è stata bella, panoramica e corroborante. Giancanio ha persino trovato il tempo per assaggiare qualche acino d'uva, cercato, trovato e prelevato tra i pochi rimasti nelle vigne dopo la vendemmia, certificando così l'ottima qualità del frutto e quella prevedibile del vino. Il giro è stato quantomai classico: lasciate le auto alla Borghigiana siamo saliti a Cusignano e da qui, scendendo con ampia curva su Cafaggio, siamo tornati, costeggiando i poderi dei Bellesi ed il Volpaio, al punto di partenza.
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In una bellissima mattinata eccoci finalmente all'appuntamento domenicale in sei: il sottoscritto, Barone, Panicacci, Caciagli, Giancanio e Brucini.
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Come un qualunque quaquaraqquà ("uomo di poco conto" secondo la parlata siculo-mafiosa), dopo aver tuonato contro i soliti assenti che avevano desertato gli appuntamenti domenicali all'ex-Liceo, ecco che il sottoscritto, colpito da insospettabile pigrizia lancinante e incurabile (almeno nell'ambito dell'ora susseguente all'attacco), domenica scorsa piuttosto che alzarsi ed andare a vedere se qualcuno degli amici aveva fatto la rimpatriata, se ne è rimasto a letto come un pensionato (e neanche novello) qualsiasi.
Chiedo perdono e venia: dalla prossima domenica ci sarò: parola di lupetto.
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Nonostante i miei accorati appelli, domenica 29 Agosto, alle ore 8, davanti all'ex-Liceo, c'ero solo io. Non vedendo nessuno stavo per andarmene quando, alle 8 e 1 (in ottemperanza alla sua celebre fama di non-puntualità) ecco Giancanio. "Si va?" dice lui; "Si va!" faccio io.
E così eccoci noi due soli a camminare per circa due ore dalle parti del moto-crossodromo. Giornata bellissima, temperatura ideale, chi non è venuto ha avuto torto: senz'altro meglio a scarpinare per le bellissime campagne e i boschi di Palaia che restare spaparazzati e annoiati sulla solita spiaggia del solito mare (con la solita sabbia, le solite radioline, i soliti venditori ambulanti...).
Ora vediamo un pò se la prossima domenica la Compagnia sarà un pò più numerosa; sarebbe un peccato (e un atto autolesionistico) lasciarla morire così.
R.M.
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Amici, compagni! (della celebre Compagnia, intendo dire);
L'Estate sta finendo e da Settembre se Dio vuole, di spiagge inquinate, di caro-ombrellone, di code in autostrada, di zanzare tigre, e di negozi chiusi non si sentirà parlare più.
Quindi: niente scuse!
Da Domenica tutti al solito appuntamento delle 8 al piazzale dell'ex-Liceo.
La Compagnia non è morta e cammina più che mai! (almeno spero).
R.M.
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Come primo intervento l'Accademia del Semolino si occupa oggi di una abitudine nel conversare che è divenuta d'uso comune da qualche tempo a questa parte; un'abitudine metalinguistica la cui origine antropologica è fatta risalire all'avvento dei nuovi mezzi multimediali di comunicazione.
Si parla qui dell'inopinata povertà di linguaggio che si sta facendo strada tra i nostri giovani. Non solo si rivolgono a chiunque con il "tu" (e passi), non solo si scambiano messaggini incomprensibili a chiunque abbia meno di 15 anni (e passi), ma hanno perso qualunque garbo nell'esprimere i loro pensieri e le loro idee, limitandosi, il più delle volte ad andare direttamente "al sodo" (come si dice), senza giri di parole, allusioni o circonlocuzioni varie che possano predisporre l'interlocutore ad accogliere favorevolmente le loro richieste (perché sempre di richieste, si tratta).
Attenzione giovani; studiate l'italiano e imparate, per poi applicarla a vostro profitto, l'educazione. Salutate quindi cortesemente colui al quale vi rivolgete, togliendovi, se lo portate, il cappello e tenendo nel parlare un contegno rispettoso e lo sguardo basso. Che la vostra prosa sia ricca senza essere ampollosa; che non sia irruenta, che dimostri rispetto per l'italiano e riguardo per colui (o colei) che dovrà accogliere la vostra richiesta e che, sempre e comunque, sia ricca di dettagli e particolarità tali da far addirittura invogliare, il vostro interlocutore, a venirvi incontro.
Non fate come il mio vecchio amico e coetaneo, il compianto Mauti Alfiero, detto, per le poche parole che proferiva e per la sua proverbiale attitudine ad andare sempre e comunque, direttamente all'essenziale e al cuore del problema: "Lo Spiccio".
Ricordo una volta che (avevamo entrambi poco meno di vent'anni) io e lo Spiccio andammo a ballare.
La sala era gremita di ragazze che, a capo basso ma assai vigili, stavano sedute ai bordi in attesa che qualche coraggioso si degnasse di andare (come si diceva) "ad impegnarle".
Lo Spiccio si mette al centro della sala, adocchia quella che gli sembra la più sveglia (Alfani Mara, nota mutanda-facile), le chiede di ballare e, non avranno fatto quattro passi di tango, gli spara: "Allora: me la dai o non me la dai?" "Sì - gli rispose subito Mara -Ma dove andiamo: a casa mia, a casa tua o dietro la siepe?". Lo Spiccio si staccò immediatamente: "Senti - le fece - se devi fare tutte queste storie è meglio che non se ne fa di niente". E uscì dalla sala.
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Giornata calda e soleggiata. Eravamo in 10 all'appuntamento (tra gli illustri assenti: Maresco Martini e il Chimenti) quando siamo partiti con le auto per andare al punto di partenza della nostra classica passeggiata. Questa volta abbiamo seguito il consiglio del Baroni che aveva proposto di fare la salita della "Pazza". Così, superata in auto La Serra, abbiamo parcheggiato verso Chiecinella e ci siamo incamminati per Palaia. Dopo qualche centinaio di metri abbiamo deviato sulla sinistra dove ci siamo impegnati sulla lunga salita della "Pazza". La salita è lunga ma poco ripida e si svolge tutta all'ombra così non ci siamo stancati troppo. Dopo un lungo giro ad arco siamo risbucati su quella stretta strada che costeggia un'alta parete di tufo e domina a sinistra la Val d'Era. Da lì siamo arrivati a Palaia da dove siamo scesi per tornare al punto dove avevamo parcheggiato.
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